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Hitman 3 è il capitolo conclusivo della trilogia stealth dedicata a 47, all'ICA e a Providence.
La premessa necessaria è che Hitman 3 va acquistato e giocato esclusivamente se si sono già completati i primi due capitoli. Le innovazioni tecnico/grafiche di Hitman 3 sono impercettibili, la trama è strettamente intrecciata agli eventi narrati nelle missioni precedenti e, pertanto, se ci si vuole avvicinare a questo gioco partendo da zero, va fatto acquistando il primo capitolo o l'intera trilogia (quest'ultima opzione la consiglio caldamente).

Sintetizzo il genere: stealth. Ma è uno stealth atipico, non è frustrante e anzi, paradossalmente permette approcci anche aggressivi e chiassoni senza per questo motivo far fallire la missione. In Hitman 3 resta infatti la caratteristica principe di questa serie, ovvero la possibilità di poter completare le missioni in mille modi diversi. Se gli obiettivi sono sempre gli stessi, ovvero uccidere qualcuno, ci sono una quantità abnorme di modi per farlo. Ad esempio in una festa puoi travestirti da guardia di sicurezza, da giardiniere, da cameriere, da avvocato, da cuoco, da soldato e così via, in base a chi stordisci. Una volta indossato il travestimento, puoi sfruttarlo in mille modi diversi per raggiungere l'obiettivo o, in alternativa, puoi seguire le "Storie delle missioni" che suggeriscono tre/quattro modi per completare la missione step-by-step.
Le ambientazioni sono anche in questo caso straordinarie, ci si sente completamente immersi nei luoghi creati dai programmatori. La bellezza e la cura nei dettagli è incantevole e impressionante, un lavoro certosino che si riflette nel coinvolgimento che dà il muoversi intorno ad essi.
Anche gli NPC che popolano queste ambientazioni sono gestiti ottimamente: certo, rimanere venti minuti a guardarli fa capire che sono programmati per fare sempre le stesse cose, ma si prova davvero la sensazione di trovarsi circondati da gente dal comportamento realistico. L'IA di quelli che sono i veri nemici da "occultare", invece, quindi guardie, soldati o vittime designate per i nostri travestimenti, tendono ad avere comportamenti più statici. Si tratta di una scelta a mio avviso necessaria, perché un comportamento imprevedibile avrebbe reso le missioni frustranti se non impossibili da completare.
Come sempre è possibile, nella preparazione delle missioni, intervenire sulla difficoltà delle stesse disattivando alcuni aiuti, e come sempre, al termine delle missioni, è possibile ripeterle partendo da nuove location o con un inventario differente per concentrarsi sulle sfide/achievement ancora da completare.

In sintesi Hitman 3 è la perfetta conclusione di una trilogia altrettanto perfetta. Chi possiede i primi 2 titoli non si lasci sfuggire questo capitolo finale, e chi non possiede Hitman ma vuole provare questo genere, ignori questo terzo capitolo e acquisti la trilogia completa, che finalmente si inizia a trovare a prezzi accessibili. Per farvi capire quanto mi sia piaciuto, non vedo l'ora che IO Interactive sveli quali saranno i progetti futuri per 47.
Publicado a 23 de agosto de 2022.
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67.9 hrs em registo
Just Cause 3 conferma quanto visto nel capitolo precedente (ignorate il primo, al solito), e lo porta ai massimi livelli, infarcendolo di avamposti militari e cittadini da conquistare, un numero abnorme di sfide e qualche missione principale a fare da contorno.
In sintesi, JC3 è un open world d'azione (e distruzione) dove il protagonista, Rico Rodriguez, deve cercare di liberare l'arcipelago di Medici dalla dittatura instaurata da Sebastiano Di Ravello, conquistando/distruggendo (tanti) avamposti e svolgendo (poche) missioni.

Partiamo dall'ambientazione: giocate a Just Cause 3 in inglese. Medici è un arcipelago del mediterraneo, tra Italia e Spagna, e da queste due nazioni eredita tutte le loro tipiche caratteristiche e stereotipi.
Paesi tipicamente latini, resti archeologici esageratamente Sicilia-style, automobili e soprattutto i dialoghi.
Tutti i personaggi, dal protagonista in giù, hanno un fortissimo accento italo-spagnolo, motivo per cui questo gioco va assolutamente affrontato in lingua inglese, così da rimanere spiazzati e ridicolmente confusi da dialoghi al limite dell'oltraggioso per via di accenti stereotipati al massimo.

Per il resto, come detto sopra, è il tipico Just Cause: fin dall'inizio ci si ritrova costretti a conquistare un'infinità di avamposti, dove con "conquistare" si intende "distruggere": a colpi di lanciarazzi e armi d'assalto si dovranno distruggere radar, trasformatori, generatori e così via, tutti ben riconoscibili perché sagomati di rosso con annessi led per il riconoscimento in lontananza. Le milizie che occupano gli avamposti non solo spareranno ma invieranno anche elicotteri da combattimento, tank, militari corazzati e via dicendo, in un turbinio di caos che in sostanza è il marchio di fabbrica del gioco.
Distrutti tutti (tutti) i dispositivi, la città o l'avamposto militare vengono conquistati dai ribelli, sbloccando veicoli e sfide.

Le sfide sono anch'esse un'infinità, e insieme alla conquista degli avamposti sono il cuore del gioco: gare con la tuta alare, corse contro il tempo, distruzioni a tempo di avamposti e così via, ci sono tonnellate di sfide che in cambio permettono di migliorare notevolmente abilità e caratteristiche del protagonista.

Per muoversi lungo l'arcipelago ci sono svariate opzioni: la più semplice è la combo paracadute-rampino, che una volta padroneggiata permette di muoversi in lungo e in largo in pochi semplici click.
Usare l'auto è sconsigliato, le strade sono tortuose, lunghe, e non c'è quasi nulla di interessante da vedere.
L'elicottero è facilmente manovrabile con mouse+tastiera, l'aereo no, si governa solo col gamepad. Io ho usato la tastiera ma è un inferno, bisogna intrecciare due mani per non far confusione tra rollio e imbarcata.
C'è anche il fast travel che toglie parecchio divertimento (clicchi lì, vai lì, e si perde tutta l'esplorazione).

Le missioni principali tenetele per ultime. Cioè sono da fare, a volte sono necessarie per sbloccare alcune zone, ma per l'amor di Dio fatele solo quando non avete altra scelta. Perché sono pochissime, e perché quando si finiscono il gioco perde qualunque interesse. Le mie ore di gioco coprono un completamento di avamposti e sfide (tutte con 5 stelle/ingranaggi) al 90% circa e tutte le missioni. Facendo solo le missioni e solo avamposti/sfide necessari, le ore di gioco potrebbero anche ridursi ad un quarto.

In ogni caso, riassumendo, Just Cause 3 è un gran gioco sapendo che tipo di gioco è: ovvero è un gioco scassone, chiassone e stupido. Ed è perfetto così. Graficamente ottimo, dialoghi comicamente disagianti, trama da terza elementare, divertimento garantito per decine di ore.
Assolutamente da provare.
Publicado a 2 de agosto de 2022.
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70.8 hrs em registo
Wreckfest è un gioco sì bello, ma vecchio, tanto vecchio. Sarebbe stato un gran gioco se fosse uscito 20 anni fa.
Stiamo parlando di un destruction derby classico, dove si alternano corse su circuiti alle tipiche arene.
Il tutto chiaramente puntando sulla distruzione di auto e di come il motore del gioco rappresenti al meglio questa distruzione.

Cominciamo dalla trama: inesistente. L'impostazione della modalità singleplayer è una mera sequenza di gare che, poco a poco, ne sbloccano altre. Finite le gare e conquistati tutti i punti, finisce il gioco.

Come detto sopra, le gare si dividono sostanzialmente in due tipologie: i circuiti e le arene.
I circuiti a loro volta si dividono in tre categorie: quelli classici, quelli ad anello e quelli con la pista che si incrocia.

I circuiti classici in breve diventano noiosi. Sono disegnati male, non parlo della grafica ma proprio della loro progettazione: sono noiosi. Non hanno personalità, sono solo una sequenza di curve destra-sinistra tutte più o meno uguali tra loro, con ambientazioni anch'esse troppo simili. Si sente un'incredibile mancanza di varietà nei disegni dei percorsi e nella loro ambientazione.
La varietà è talmente limitata che gli sviluppatori del gioco hanno ben pensato di creare gare affrontando i circuiti anche al contrario. Si tratta di una scelta vecchio stampo, quando nei giochi di guida il design dei circuiti era talmente scadente che si potevano affrontare in qualunque direzione. Ricordo che un circuito ben progettato lo è perché ci si concentra sull'unica direzione in cui le auto devono percorrerlo.

I circuiti ad anello con il destruction derby hanno un senso limitato. Per distruggere gli avversari bisogna sforzarsi non poco, perché i frontali e gli urti laterali sono praticamente impossibili e non si può perdere troppo tempo ad accanirsi sui nemici altrimenti gli avversari prendono il largo e non li si raggiunge più. In pratica nei circuiti ad anello, a meno che gli achievement non richiedano espressamente di distruggere o far schiantare le auto (cosa, come detto, complicatissima), sono dei classici race-game senza alcuna componente distruttiva.

Per finire i circuiti che si incrociano sono decisamente i più divertenti e quelli che provocano più danni e di conseguenza più divertimento: ma sono pochi, pochissimi, e anche questi sono sempre gli stessi 2-3 circuiti ripetuti più volte. Una tristezza infinita.

Le arene purtroppo non sono meglio. Intanto sono pochissime, e poi quasi tutte hanno al loro interno una moltitudine di salti e buche che mal si addicono alle gare di destruction derby, dove il mero lo scopo è lo scontro. Mi spiego: un paio di salti ok, un paio di buche ok, ma se l'intera arena è un sali-scendi, colpire le altre auto diventa quasi impossibile.

Terminata la questione circuiti, passiamo alle auto.
C'è una scelta piuttosto variegata, dalle auto compatte e agili alle lunghe berline pesanti, con qualche eccezione rappresentata da divani (!), bus, camper, auto a due piani, tosaerba o mietitrebbia. Purtroppo la gestione dei potenziamenti è macchinosa: intanto le migliorie alle performance non aumentano la velocità massima o la tenuta in curva, ma solo l'accelerazione.
Inoltre se si potenzia al massimo un'auto, portandola ad esempio dal grado C al grado B, ecco che all'improvviso non sarà più disponibile per le gare di auto al grado C. Quindi tocca tornare al menu dei potenziamenti e iniziare una infinita sequenza di sostituzione delle parti del motore fino a quando l'auto torna al grado C.
E ancora, è possibile disattivare i sistemi elettronici di un'auto, come ABS o ESP, solo se si disattiva anche il cambio automatico. Perché?

Restiamo in tema di auto con la questione dei danni. Bugbear ha fatto un lavoro straordinario sui danni. Le auto si disfano in maniera "realistica" quando si tratta di carrozzeria. Ma il motore, alberi, sospensioni, ruote, sono tutte in una qualche lega aliena indistruttibile. Pertanto un'auto potrà diventare grande quanto una scatoletta di tonno eppure sarà sempre lì a fare i 150km/h e a curvare come fosse appena uscita dal concessionario.
E quindi ecco un'altra grande idea anni '90: c'è una "barra della vita", che piano piano subendo i colpi avversari scende, e quando arriva a zero ecco che a quel punto l'auto si rompe.
In sintesi la struttura dell'auto e la sua "barra della vita" hanno due percorsi completamente separati, pertanto questo miracoloso ed effettivamente appagante sistema di distruzione della carrozzeria, è solo una mera questione estetica.

Com'è la IA degli altri piloti? Stupida. L'IA è chiaramente studiata per essere veloce in pista. Quelle rare volte in cui i piloti sono aggressivi, sono inclini al suicidio. Ad esempio se in curva hai un avversario all'interno, molto probabilmente allargherà la curva per farti finire fuori: basterà quindi premere leggermente il freno e l'auto dell'IA continuerà la sua spinta verso l'esterno fino a finire da sola fuori dalla curva.
Non mi esprimo sul comportamento nei circuiti invertiti... e invece lo farò: la IA non è evidentemente stata studiata per i circuiti presi al contrario, e le auto vanno a sbattere ovunque. Se l'obiettivo è finire primo, basta starci lontano e dopo pochi giri ci si ritrova quasi da soli in pista, con le altre auto tutte distrutte.
In arena la situazione non migliora, con auto che si incastrano nei posti più disparati e non c'è un sistema che automaticamente le resetti nel caso in cui non si muovano per più di qualche secondo.
Gli unici circuiti in cui si comportano bene sono quelli con gli incroci che, non fosse che sono tipo 2 o 3 in tutto, sarebbero come già detto gli unici divertenti.

Il tutto, tra l'altro, con una navigazione nei menu che è stata progettata da chi utilizza un gamepad. Se si usa una tastiera, si passa indiscriminatamente dall'utilizzo delle frecce ai tasti Q ed E. Navigare rapidamente per potenziare le auto richiede che le dita e le mani si muovano in un turbinio interminabile di tasti da far impallidire un dattilografo. A volte si può usare il mouse e a volte questo non funziona, a seconda di quale voce del menu si va a selezionare: non scherzo, "Inizia gara" - per esempio - non si può selezionare con il mouse, solo con la tastiera. Le altre voci si possono selezionare con il mouse ma a quel punto per usare di nuovo la tastiera bisogna uscire e rientrare nel menu.
Inoltre il gioco non memorizza la difficoltà della IA, quindi per ogni singola gara bisognerà andare nell'apposito menu per verificare il grado di difficoltà e nel caso correggerlo.
A questo si aggiunge che i caricamenti dei circuiti richiedono tempi esorbitanti (e il mio PC è di fascia alta).

Ma insomma, in sostanza, possibile che questo gioco sia così brutto? Fosse uscito 20 anni fa no. Ma ad oggi è una schifezza, i circuiti sono tutti uguali e noiosi, le arene sono inaffrontabili, i menu da navigare sono astrusi e non c'è assolutamente nulla che ti spinga a rimanere attaccato al gioco.
Le mie tante ore passate su Wreckfest sono dovute al tentativo di completare la campagna "platinando" anche tutti i bonus. Ci sono riuscito, ma a che pro? Nessuno. Nessun premio, nessun "bravo hai completato tutti gli achievement". Ma allora che li hai messi a fare? Boh.

Ci sono tanti giochi di guida tripla A che hanno al loro interno delle modalità destruction derby (un esempio a caso, The Crew 2): giocate a quelli e lasciate perdere Wreckfest. È un bel gioco, ma stufa troppo presto.
Publicado a 27 de maio de 2022.
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199.5 hrs em registo (127.8 horas no momento da análise)
The Crew 2 è un gioco dalle potenzialità immense ma stracolmo di difetti.
Lo consiglio perché le prime ore di gioco valgono il costo, ma sarà solo la passione per l'ambientazione e il numero mostruoso di gare a garantirne la longevità.

Partiamo quindi dai pregi, pochi ma - come detto - sufficienti a promuovere il gioco. L'ambientazione copre gli Stati Uniti, tutti, coast-to-coast. Ecco, non proprio nei minimi dettagli eh... diciamo che il paragone perfetto è l'"Italia in miniatura". Se siete stati all'"Italia in miniatura", ritroverete nella mappa degli USA la stessa identica filosofia: solo le città principali (semplificate e neanche tutte), le principali vie di comunicazione e i principali punti di interesse. Eppure è quanto basta per sentirsi immersi negli Stati Uniti, anche se, a lungo andare, la speranza di aggiornamenti che introducano altre città si fa sentire.

Il secondo pregio è la quantità di gare. In tutto sono circa 250, divise tra gare su strada, fuoristrada, sull'acqua e sugli aerei. Con un'enorme quantità di mezzi. Tutto questo garantisce una longevità enorme, sufficiente per ripagare il gioco anche a prezzo pieno. Consiglio l'acquisto del Season Pass (o della Gold Edition se non si possiede il gioco) così da ottenere, per pochi euro in più, sconti e regali aggiuntivi in-game.

Difetti. Potrei parlarne per ore. Cercherò di sintetizzare.
The Crew 2 avrebbe le potenzialità per essere il MMO di guida definitivo. Una mappa immensa, un'esagerazione di gare, un'esagerazione di mezzi. Eppure chi ha deciso di gestire la progressione del personaggio aveva chiaramente una predilezione per i pallosi, triti e ritriti sistemi dei giochi di guida singleplayer. Non certo per un MMO.
E allo stesso modo chi ha deciso di gestire la mappa aveva una predilezione per un accesso agli eventi da un menu, come un elenco da cui scegliere a quale evento partecipare. Non certo per un MMO.
E per finire chi ha deciso di gestire il multiplayer è un patito di Fortnite. In The Crew 2 non ci sono club/clan/gilde, ma solo un elenco di amici e la possibilità di fare gruppetti fino-a-4-giocatori. Come Fortnite. Una predilezione per giochi d'azione. Non certo per un MMO.

E quindi The Crew 2, che poteva essere un capolavoro, diventa un banale gioco singleplayer. Bello eh, ma nient'altro. Non è un caso che nei social la gente passi il tempo a postare foto delle proprie gare, del risultato dei propri eventi, e non ci sia neanche un messaggio dedicato al giocare "insieme". Perché la componente multiplayer c'è, ma è gestita veramente da schifo.
E non è nemmeno un caso che siano rarissime le foto di panorami, monumenti, città, insomma foto di giocatori che amano esplorare gli Stati Uniti in auto e mostrano posti raramente visitati da altri. Perché tutti, con un banale doppio click del mouse, possono raggiungere quei posti. In The Crew 2 non esiste la componente esplorativa. Hai un'intera mappa degli USA, ma non c'è il minimo incentivo nell'esplorarla.
Dopo un certo numero di ore di gioco, la mappa è solo un fastidio. Per andare a fare la gara a New York, fai doppio click sull'evento a New York. Se dopo vuoi fare una gara a San Francisco, fai doppio click sull'evento a San Francisco.
The Crew 2 è solo una lista di eventi a cui partecipare con un doppio click, e la mappa degli USA è un inutile passatempo.

La modalità di guida è un po' legnosa, per essere un arcade. Da questo punto di vista i giochi Codemaster hanno ancora molto da insegnare a Ivory Tower. Però rispetto al primo capitolo di The Crew, qui la situazione è migliorata.
Le varie tipologie di eventi sono in grado di soddisfare chiunque: fullspeed con le hypercar, curve e caos con le street race, con le vetture di rally-cross sembra di stare sul sapone, gli aerei si riescono a guidare senza particolari problemi anche per chi usa una tastiera e le barche sono un divertente passatempo.

Io continuerò a giocare a The Crew 2 per la mappa immensa e fino ad ora ineguagliata dai concorrenti. Chissenefrega della Scozia quando hai gli USA, non so se mi spiego. C'è chi ha dato a The Crew 2 un voto negativo dicendo che la mappa da sola non basta. Nel mio caso è bastata, eccome: sono punti di vista, capisco chi ha scritto il commento negativo ma voi capite me.
E continuerò a giocare a The Crew 2 per la moltitudine di eventi diversi tra loro.
Ma continuerò anche a lamentarmi che The Crew 2 è un'occasione mancata, che la dirigenza Ubisoft dovrebbe licenziare in tronco chi ha gestito la trama (cringe oltre ogni misura, in sintesi si partecipa agli eventi princpali organizzati da un inesistente sponsor e le altre gare sono commentate con un doppiaggio di qualità infima e una sceneggiatura che fa rabbrividire anche mio figlio di 10 anni); stesso trattamento anche a chi ha gestito il multiplayer, a chi ha deciso il funzionamento della mappa e della progressione del personaggio.
E magari assumere qualche ex-Blizzard, visto che da lì stanno scappando tutti, e farsi insegnare cosa vuol dire sfruttare una mappa immensa per un videogioco.
Ho anche una proposta per un sottotitolo: "The Crew 2 - Che peccato"
Publicado a 6 de junho de 2021. Última alteração: 6 de junho de 2021.
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54.9 hrs em registo (33.6 horas no momento da análise)
Premessa: se lanciando Prototype 2 il gioco mostra una schermata nera e poi si chiude, è necessario - con i permessi di amministratore - andare in "Gestione dispositivi" e disabilitare tutte le voci chiamate "Dispositivo controllo consumi compatibile HID".

Prima di giocare a Prototype 2, oltre alle mille recensioni lette per capirne le caratteristiche, ho anche riletto la recensione che scrissi qualche anno fa sul primo capitolo.
Che dire: è un degno successore.
Personalmente consiglio di giocarli entrambi: le dinamiche di gioco sono praticamente identiche, e l'arco narrativo segue - pur da lontano - un'unica traccia.
L'avvio di Prototype 2 è un po' confusionario, e lo è ancor di più per chi non ha giocato al primo capitolo.

In sintesi si tratta di un Open World (per modo di dire, ci arriviamo) in terza persona, in cui un "anonimo" soldato delle forze speciali si ritroverà a tu per tu con il collega del primo capitolo, il quale gli inietterà i suoi poteri. Niente dettagli perché come sempre le mie recensioni sono no-spoiler.
E' un gioco d'azione, molto (MOLTO) splatter, pieno (PIENO) di parolacce, in cui bisognerà destreggiarsi con combo di grande impatto contro nemici infetti, soldati e forze speciali.
C'è anche una microscopica e primitiva componente stealth, quando si tratta di "consumare" ("assorbire" sarebbe stato un termine migliore) i nemici evitando che altri in quel momento ti guardino.
Un ruolo non da poco - ma anch'esso in formato molto semplificato - veste la componente RPG del gioco: il personaggio livella e si possono selezionare abilità e migliorie di svariato genere, con effetti ben visibili all'atto pratico.

Dopo pochi minuti di smarrimento si inizia a comprendere meglio gli strani - e pessimi - sistemi di movimento del personaggio. Se devo scegliere un difetto di questo gioco, di sicuro è il sistema di movimento. Premendo "W" il personaggio non va avanti, ma inizia a correre nella direzione in cui in quel momento sta guardando, per poi ruotare e andare avanti. Se si lascia andare "W" il personaggio non si ferma, ma rallenta e poi si ferma. Se si vuole effettuare un piccolo movimento in avanti, quindi si preme "W" e lo si lascia andare dopo mezzo secondo, il personaggio o non si muove oppure si muove troppo. Non ci si può girare su se stessi.
Questo è il tipico problema di quei giochi realizzati da chi ha un joypad tatuato sulla fronte.
Chi utilizza una tastiera+mouse si ritroverà di fronte ad un gioco in (pur minima) parte menomato da un sistema di movimento astruso, legnoso, lento, poco reattivo.

Continuando coi difetti, occhio perché è un gioco che si spaccia per Open World ma lo è fino ad un certo punto: d'accordo, puoi esplorare la parte sud di Manhattan e i quartieri ad essi limitrofi, ma le missioni sono sempre una o due al massimo tra cui scegliere. Non ci sono missioni secondarie, non si possono prendere le missioni per poi fare quella che si desidera. L'unica cosa che rende Prototype un Open World sono dei "bonus" che si trovano sparsi nella mappa: covi, nemici "speciali", scatole nere e altre location o nemici in grado di aumentare le abilità del personaggio.

La trama è ben costruita: all'apparenza semplice e all'inizio ingarbugliata di nomi, ha un suo perché e la scenografia aiuta. Dal punto di vista tecnico infatti il gioco ha qualche anno sulle spalle ma si comporta egregiamente. Soprattutto la south Manhattan devastata dall'infezione è uno spettacolo, ma in generale l'ambientazione è immersiva al massimo. Anche il comparto sonoro non è niente male, fortemente d'impatto. Tuttavia il doppiaggio (ho giocato a Prototype 2 in italiano) è mediocre: labiale non perfettamente a sincrono, sempre le stesse voci, recitazione da "compitino".

La longevità del gioco non è niente male. Col fatto che ci si può muovere sfruttando dei "poteri" che permettono lunghi salti e planate, in aggiunta all'ambientazione coinvolgente, e alle zone o nemici "bonus", il tempo passa velocemente e le mie 30 e passa ore di gioco sono volate in un attimo.

In sintesi, Prototype 2 è un degno successore del primo capitolo, direi un'ottima prosecuzione che consiglio di affrontare anche una dopo l'altra. Vale la pena giocare anche al primo capitolo - per chi l'ha ignorato - ma si può partire direttamente da questo capitolo, pur perdendo parte del background narrativo.
Un gioco in terza persona veramente d'impatto, tipo da "ora mi sfogo", in cui devasti nemici a manciate con un colpo solo e arrivi ad un livello di potenza tale che ogni tanto dovrai trattenerti per evitare di disintegrare nemici che invece ti serviranno in fin di vita per poterli "consumare".
Non fate questo gioco a difficoltà "Facile", è talmente banale che toglie il divertimento.
Publicado a 21 de maio de 2021.
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25.6 hrs em registo
Si presenta come un FPS, ma dopo pochi istanti di gioco Dishonored svela le sue carte: un puro stealth-game, dall'inizio alla fine.
Immerso in una cupa atmosfera steampunk, dove la peste e i tradimenti fanno a gara a chi miete più vittime, Corvo - il protagonista del gioco - dovrà affrontare poche ma lunghe e complesse missioni nel tentativo di salvare la vita ad una futura piccola imperatrice.
Per chi ama gli stealth, Dishonored risulterà quasi un capolavoro. Il nostro alter-ego avrà dalla sua armi e munizioni limitatissime, ma molti poteri dati dalla magia nera in grado di rendere la sua presenza invisibile ai nemici.
Tuttavia l'approccio permetterà anche agli amanti dei giochi d'azione una certa dose di sano divertimento.
Sono infatti tre i modi in cui affrontare le missioni: il primo, il più brutale, è facendosi strada nell'ombra ma con il mero scopo di far fuori tutti coi dardi o con pugnalate alle spalle. Poi, spianata la strada, si potrà completare indisturbati le missioni, usando la pistola per far fuori gli eventuali nemici rimasti. E' un metodo che, come detto, è adatto a chi non ama troppo gli stealth ma vuole cimentarsi in qualcosa di (molto) diverso dal classico spara-spara.
Il secondo metodo è cercare di non farsi vedere e stordire chi si frappone tra noi e gli obiettivi finali. Ideale per chi apprezza gli stealth ma è un casual-gamer; in pratica giocare in questa modalità diventa una sorta di sfida nella sfida: affrontare i nemici solo se necessario, ma tramortendoli alle spalle o con dardi stordenti.
Il terzo metodo è per i pro-gamer e/o per chi ama lo stealth puro. Dishonored permetterà infatti di affrontare tutte le missioni senza mai farsi scoprire. Grazie soprattutto ai poteri magici, sarà possibile affrontare le missioni senza che a nessuno venga torto un capello. E' una modalità di gioco estremamente difficile.
Come vedete è una varietà di gioco notevole, che rende Dishonored in grado di soddisfare un'enorme fetta di giocatori.

Il comparto tecnico è di assoluto rilievo: l'ambientazione steampunk è riprodotta con grande cura nei dettagli, la città dove si svolge il gioco però fin dalle prime missioni dà l'idea che non ci sia una gran varietà di scenografie, che infatti rimangono pressoché identiche per tutto il gioco.
Ho giocato a Dishonored in italiano e il doppiaggio - sempre le solite voci già sentite in mille giochi, film, serie, documentari - è abbastanza "piatto" nella recitazione.
Il sonoro è invece d'impatto, e i suoni riprodotti dalle magie e dal pattugliamento dei soldati sono sicuramente di ottima qualità.
Graficamente, scenografie a parte, la qualità è discreta. Mentre si vede chiaramente una grande cura nei dettagli degli edifici, quando si vanno a vedere le texture da vicino o si osservano i volti dei personaggi, ci si rende conto che Dishonored si porta parecchi anni sulle spalle. Niente di drammatico, ma ad esempio molti volti sono particolarmente (e involontariamente) inquietanti.

All'inizio accennavo alle missioni. Sono poche, ma sono anche molto lunghe. Senza fare spoiler, molte di queste missioni danno l'idea che il gioco finisca rapidamente ma fidatevi, la lunghezza di Dishonored è particolarmente alta (lo vedete anche dalle mie ore di gioco), specie se si vuole affrontare anche le missioni facoltative (io l'ho fatto) e cercare tutte le rune (che donano o migliorano i poteri magici) o gli amuleti d'osso (che migliorano alcune caratteristiche o abilità del personaggio).
L'unico problema delle missioni - che per certi versi è anche un pregio, sia chiaro - è che per completarle è possibile percorrere svariate strade. Si tratta di una possibilità necessaria a causa delle tre modalità accennate poco sopra, ma proprio per questo motivo alcune scelte modificheranno notevolmente la durata delle missioni. Ad esempio all'ingresso di un edificio avevo la possibilità di andare a sinistra o a destra. Sono andato a destra, e mi sono ritrovato immediatamente davanti alla possibilità di concludere la missione. Se fossi andato a sinistra sarei finito in un labirinto di stanze e corridoi e avrei impiegato parecchio tempo prima di capire che... sarei dovuto andare a destra. Questo dilemma si presenterà svariate volte nel corso del gioco, ma l'importante è non darci troppo peso e godersi le lunghe e lente esplorazioni in attesa del momento più opportuno per muoversi.

In sintesi, Dishonored è un bello stealth. E' chiaramente pensato anche per giocatori amanti degli FPS spara-spara, ma in ogni caso va affrontato con pazienza, cogliendo gli attimi giusti per proseguire lungo il gioco. E' possibile arrivare a fine gioco usando solo un paio di armi e due o tre poteri magici. Ma è anche possibile ottenere achievement e un finale alternativo giocando in puro stealth, sfruttando tutti i poteri per non farsi mai vedere e non uccidendo (quasi) nessuno. Il tutto in un'ambientazione strafiga, peste e ratti a parte, e con un alter-ego dal carisma eccezionale.
Publicado a 13 de maio de 2021.
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12.1 hrs em registo
Gunslinger è l'ultimo capitolo della serie Call of Juarez.
Ammetto di non aver mai visto una serie di videogame così diversi tra loro. Il primo era un mix di combattimenti sia dalla distanza che corpo a corpo in trame differenti intrecciate tra loro. Il secondo era una sorta di open world dove prendere missioni e cavalcare lunghe distese desertiche alla ricerca dei nemici.
Quest'ultimo capitolo (ignoro volutamente il pessimo "The Cartel") è invece un FPS più classico, incentrato esclusivamente sulle sparatorie.

La trama è semplice ma intrigante: Silas Greaves entra in un saloon e racconta la sua storia, con evidenti esagerazioni, ad un piccolo gruppo di interessati uditori tra cui il barista, la cameriera e un giovane di nome Dwight. Questa recensione è no-spoiler quindi non entrerò maggiormente nei dettagli, ma nel momento in cui Silas inizia a raccontare le sue avventure, noi vestiremo i suoi panni e rivivremo le storie come lui dice di averle vissute.
Le missioni sono tutte molto simili tra loro: si parte in relativa calma, si affrontano gruppetti da tre nemici alla volta (sì, sempre da tre, per tutto il gioco i gruppi di nemici sono sempre formati da tre avversari), e ogni tanto - in punti ben prestabiliti del gioco - ci sono delle piccole ondate di nemici. Grazie all'abilità di "concentrazione" (che si ricarica man mano che si uccidono i nemici), nei momenti in cui gli avversari si fanno numerosi si potrà rallentare il tempo di gioco, identificare e sparare ai nemici che durante l'utilizzo di questa abilità saranno marchiati di rosso. Inoltre un'altra abilità (che si può utilizzare circa una volta al minuto) ci permetterà di schivare i proiettili mortali.
Non ci sono cure: il nostro personaggio potrà subire fino a 3 colpi e il quarto lo ucciderà. Se dopo uno, due o tre colpi ci si riposa qualche secondo, le ferite si auto-rimargineranno e si potrà nuovamente tornare all'assalto senza timore.
Attenzione a non buttarsi a testa bassa sui nemici: non è un FPS da corpo a corpo. Bisogna trovare nascondigli, attendere che i nemici ricarichino le proprie armi, puntare da lontano, mirare, far fuoco e nascondersi nuovamente.
Attenzione anche perché non esiste un mirino, ma bisogna utilizzare quelli integrati in pistole e ♥♥♥♥♥♥.

Proseguendo lungo la storia sarà possibile livellare il proprio personaggio, e saranno a disposizione tre "alberi" per migliorarlo. Personalmente ho trovato che il ramo dedicato all'utilizzo del ♥♥♥♥♥♥ sia il migliore, e in generale utilizzare il ♥♥♥♥♥♥ l'ho trovata sempre la scelta più saggia.
Al termine di ogni missione bisognerà affrontare il "boss" in un duello. Per quanto nei film siano riusciti a rendere i duelli dei momenti entusiasmanti, nei videogiochi non mai stato semplice. In Gunslinger hanno tentato di aumentare il pathos obbligando il giocatore a gestire sia la mano sopra la pistola (tramite i tasti "A" e "D" bisogna spostare la mano per far sì che sia esattamente sopra il manico) e contemporaneamente bisogna tenere il puntatore del mouse sul nemico (cosa non semplice perché il nemico si sposta di lato e il puntatore tende ad andare dove gli pare).
Quando il nemico abbassa le mani per prendere la pistola, il giocatore dovrà premere il tasto sinistro del mouse, e sparare appena appare il puntatore rosso (che anch'esso si muove un po' dove gli pare).
L'effetto finale è, diciamo così, "interessante". Non regala chissà quale pathos ma è comunque un sistema nuovo e intrigante per affrontare i duelli.

Concludo con il comparto tecnico: graficamente il gioco sente il peso degli anni, con una grafica super-satura, slavata e pixelosa. Ma le scenografie riescono comunque ad essere immersive, e si integra bene con un audio ben studiato, d'impatto senza essere esagerato.
Il doppiaggio è inglese con sottotitoli in italiano, è recitato molto bene ma se non si conosce bene l'inglese conviene fermarsi durante i dialoghi altrimenti non si riesce a giocare e a leggere contemporaneamente.

In sintesi: Call of Juarez Gunslinger è un FPS ben fatto e coinvolgente. Per terminare la campagna ho impiegato circa 10-11 ore, dopodiché la longevità praticamente si conclude. Se non vi sono piaciuti i capitoli precedenti non fatevi fregare, perché questo Gunslinger è diverso dagli altri in tutti i modi possibili. Se invece siete scettici su quale capitolo comprare e dovete sceglierne uno... vi consiglio decisamente questo.
Publicado a 2 de maio de 2021.
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13.4 hrs em registo
Strange Brigade è uno Zombie Army versione "Eroi leggendari".
Se non conoscete Zombie Army, stiamo parlando di un TPS votato al cecchinaggio: una sorta di Left 4 Dead leggermente più "ragionato".
Quello che più salta all'occhio di Strange Brigade è l'ambientazione: un manipolo di personaggi iper-stereotipati (la meccanica, il colono, la tribale, l'esploratore, la pilota, il capitano e via dicendo) in un'epoca risalente ad un secolo fa, con scenografie di tutto rispetto che spaziano da foreste a piramidi, da isole tropicali a templi, da villaggi abbandonati a siti archeologi. L'immersione che dà il gioco è incredibile e ci si ritrova proiettati in un passato che solitamente si ritrova solo nei libri o nei film.
Meccanicamente, come accennato all'inizio, si tratta di un TPS: nei panni di uno "strano" protagonista, dovremo farci largo tra zombie, mummie, scorpioni, minotauri ed altri nemici che poco a poco appariranno nel gioco con presentazioni tipiche dei fumetti anni '30 del 900. La maggior parte dei nemici vanno uccisi da lontano: purtroppo non avremo a disposizione un intero arsenale, ma solo un'arma principale e una secondaria. La principale sarà quella che caratterizzerà il gioco e le tattiche da utilizzare coi nemici. Ad esempio se si sceglie il ♥♥♥♥♥♥ da cecchino, si dovrà fare il possibile per eliminare i nemici quando sono distanti, si dovrà scappare spesso e, corpo a corpo, ci si dovrà affidare ai cazzotti o all'arma secondaria. Tuttavia se si preferisce stare in zona mischia, sarà possibile scegliere ad esempio mitragliette.
Il comparto audio è per la maggior parte concentrato in versi e mugugni dei nemici, intervallati dai nostri spari. Niente di particolarmente significativo, e il doppiaggio fa coppia con una trama che in entrambi i casi risultano trascurabili.
Lo consiglio? Ouch. E' un gioco da fare necessariamente in cooperativa. Bastano due amici eh, ma da soli è come Zombie Army: terribilmente noioso. Invece ecco che dai due giocatori in su diventa incredibilmente divertente, una sfida dietro l'altra. Il meglio lo dà in 4, ma anche in 2 o in 3 è incredibile come questo gioco cambi faccia.
Consiglio di prenderlo in saldo insieme al season pass, così da aggiungere una nuova serie di missioni che aumentano la longevità del gioco.
Publicado a 17 de abril de 2021.
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8.5 hrs em registo
Erroneamente definita da Wikipedia una "espansione", in realtà Wolfenstein The Old Blood è un titolo a se stante, prequel di "The New Order" anche se uscito dopo quest'ultimo.
La trama è quasi inesistente: ci sono da recuperare dei documenti.
Il castello che fa da cornice alla prima parte del gioco è il vero protagonista, anche se la maggior parte del tempo lo si passerà in stretti corridoi, stanze anguste o ampi spazi aperti ma pieni di ostacoli. C'è sempre quella sensazione di claustrofobia che invade il gioco dall'inizio alla fine.
La grafica è eccellente, per quanto anguste, le ambientazioni sono curate, la profondità delle scenografie ti fa immergere nella storia in maniera convincente. L'audio è anch'esso d'impatto, con le musiche che accompagnano le "ondate" dei nemici e si interrompono al termine delle stesse, forse rompendo un po' il pathos perché si sa quando l'ondata è giunta al termine. Ho giocato in parte con il doppiaggio in inglese (buono, è possibile utilizzare anche i sottotitoli) e in parte in italiano (discreto).
La meccanica di gioco è semplice quanto la trama: The Old Blood è molto lineare, ma per andare dal punto A al punto B spesso e volentieri è possibile compiere più strade. Solitamente ci si butterà nella mischia sparando a tutto spiano, ma sarà possibile anche sfruttare piccoli corridoi e attendere il momento giusto per far fuori la maggior parte dei nemici silenziosamente.
Di The Old Blood posso dire 2 difetti: il primo è che il personaggio non raccoglie automaticamente gli oggetti per terra. La maggior parte del tempo sarà spesa a premere "E" in continuazione per raccogliere tutto: è una scocciatura non da poco e non ho trovato soluzioni né nelle opzioni né nei forum che parlano del gioco.
Il secondo difetto è che è un gioco piuttosto breve. Io ho impiegato otto ore per completare tutta la campagna, esplorando le mappe giusto un minimo ma senza andare ad esaminare tutti gli angoli di tutte le zone. Alle difficoltà più alte il tempo di completamento aumenta un po', ma resta comunque un gioco poco longevo (si finisce la campagna e lo si disinstalla), adatto all'acquisto se in saldo o scontato.
In ogni caso lo consiglio caldamente, vale sia per gli amanti di Wolfenstein sia per gli amanti degli FPS. Può tranquillamente essere giocato prima di The New Order, così da dare un senso cronologico alla trama dei giochi.
Publicado a 16 de abril de 2021.
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10.0 hrs em registo
Sono estremamente indeciso se consigliare o meno Vermintide 2.

Diciamo che se avete giocato al primo capitolo e vi è piaciuto molto, questo secondo capitolo soddisferà le vostre aspettative. Questo gioco è praticamente identico al precedente, le novità si contano sulle dita di una mano.
Anche graficamente cambia poco, le texture sono slavate e si ha la sensazione che questo sia più un DLC del primo che un capitolo nuovo rinnovato. La maggior parte dei nemici sono gli stessi, anche gli speciali. Roba di una tristezza infinita.

Se avete giocato al primo capitolo e vi è piaciuto poco o per niente, lasciate perdere anche questo. Come detto non ci sono innovazioni tali da rendere questo gioco diverso dal precedente. Il personaggio migliora livellando ma i miglioramenti sono poco tangibili. Le armi migliorano anch'esse con il passare dei livelli, ma anche in questo caso non danno quella "soddisfazione" da rendersi conto dell'effettivo aumento di potenza.
Questo perché cresce anche il livello dei mostri: allora se prima con 2 colpi abbattevi un mostro base, con l'arma potenziata ci vogliono di nuovo 2 colpi per abbattere lo stesso mostro base, perché nel frattempo è cresciuto di livello pure lui.

Se non avete mai giocato al primo capitolo, conviene prendere direttamente questo secondo capitolo, saltando il primo. La trama è ininfluente, è un Left 4 Dead versione fantasy, quindi si può ignorare. Quelle pochissime innovazioni rispetto al primo capitolo lo rendono sicuramente migliore, ma - appunto - non diverso. Quindi conviene prendere questo, per avere un'esperienza "completa", ignorando il precedente ché tanto è uguale a questo e leggermente peggiore.

Insomma, conviene comprare Vermintide 2? No. Cioè, sì ma esclusivamente se vi è piaciuto il primo, o se vi piace il genere survival alla L4D con ambientazione fantasy, da giocare una volta sola e di conseguenza da acquistare in super-saldo.
Publicado a 23 de março de 2021.
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