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Posted: Apr 5, 2016 @ 9:50am
Updated: Dec 22, 2017 @ 3:11pm

Uno dei personaggi più illustri delle Creepypasta nel suo sequel videoludico: buona l'atmosfera e il lore su Slenderman, ma le meccaniche di gioco sono sottotono

Nel 2012 Slender: The Eight Pages di Mark Hadley - che era più una tech demo giocabile che un titolo vero e proprio - aveva fatto molto parlare di sè per i continui jumpscare che venivano inscenati in video amatoriali. Si presentava come un survival horror, anche se poi di survival non c'era granchè se non il recupero di 8 pagine... E in The Arrival, su questo punto, poco è cambiato. Certo i Proxy hanno un certo peso nel gioco, ma all'atto pratico il loro ruolo poteva essere maggiore.
Mi ha lasciato una buona impressione l'atmosfera generale, e la cura dei dettagli legati al personaggio, ideato da Eric Knudsen nel 2009.

Storia: nei panni di Lauren siamo diretti alla casa di Kate, che ha perso la madre da non molto. Ovviamente la strada da un certo punto in poi non è più percorribile in auto, per via di un albero caduto. Proseguiamo, allora, a piedi con una telecamera posizionata in prima persona, ma scopriamo il mondo solo attraverso il filtro di una videocamera (elemento scenico che valorizza anche i poteri di Slender: quando è vicino non funzionano più i dispositivi elettronici, similmente ai disturbi radio in di Silent Hill).
Percorriamo un lungo tratto pennellato dai tipici tratti autunnali con copiose foglie senza vita cullate dal vento, in un cielo che lascia, pian piano, spazio alle tenebre. Giunti alla dimora - deserta, messa a soqquadro, e segnata da cupe pitture emaciate - il nostro primo scopo sarà recuperare la torcia, e cercare di capire cosa è successo a Kate.
Recuperate le prime pagine, i rumori ambientali crescono d'intensità, fino a sentire un urlo in lontananza. Proviene dal bosco, lo seguiamo. I passi dietro di noi tradiscono delle presenze poco raccomandabili. Recuperiamo un'altra pagina, ma ecco il ronzio della videocamera comincia a brontolare, le risatine accompagnano un battito cardiaco che bussa sempre più forte. Qualcuno si avvicina. Corriamo. Tutto comincia a sfocarsi, la torcia illumina sempre meno, è la fine... Un generatore, riecco la luce, e una pausa. Ma tanto è solo l'inizio...

Gameplay: come anticipato si tratta di recuperare pagine, documenti e attivare oggetti; alcuni fondamentali altri opzionali per capire meglio la vicenda. In caso di morte, dovrete ripetere l'intero stage. La memoria non vi servirà a molto: alcuni oggetti saranno posizionati casualmente.
Via via che recuperiamo i testi, i suoni si faranno più incisivi, le apparizioni di Slender e dei Proxy (umani soggiogati) aumenteranno. Se contro il primo non abbiamo alcuna arma per contrastarlo, con i secondi potremo sfruttare il fascio intenso della torcia per dissuaderli, ma non fatevi illusioni: non scompaiono come le ombre di Alan Wake. Cosa fare allora se i disturbi dello schermo tradiscono la presenza maligna? Semplice: scappare. Fuggire, senza dimenticare di recuperare i collezionabili, e facendo i conti con una stamina che si ridurrà velocemente, accompagnata da una visibilità ridotta, e da una torcia via via meno efficace.

IA: dopo il primo stage, una sorta di tutorial, l’essere comparirà sempre più spesso; ma il problema di questo gioco - oltre alle deboli meccaniche - è che col proseguo ci si fa il callo. L'incedere è sempre uguale, e si smorza un pò nei toni una volta raggiunto il climax: la mente si abitua a cosa può aspettarsi.

Comparto grafico: si gioca su gradevoli effetti di luce, ma il sistema d’illuminazione poteva essere più efficace. Buona la varietà delle ambientazioni, e la realizzazione di location quasi fotorealistiche. Varcheremo foreste, miniere, edifici abbandonati, caverne, ...

Comparto tecnico: l'interazione con l'ambiente è purtroppo limitata a pochi oggetti. Bene, invece, il Motion Blur che entra in gioco nelle situazioni più concitate, nella fuga e nella simulazione degli effetti dello Slender Man Sickness su di una ragazza sempre più disturbata.

Comparto audio: buono. Inizialmente limitato nell'effettistica, le presenze giocano con la preda (il videogamer), poi ci saranno nel proseguo dei temi musicali stilizzati a manipolare le nostre sensazioni.

Commento finale: può dare adito a dei jumpscare, ma le meccaniche di gioco lo rendono, nel proseguo, meno efficace. L’impegno per mettere a schermo tutto ciò che ruota intorno ad uno dei personaggi di creepypasta più conosciuti è lodevole. La trama c’è, ma va ricostruita dalle fonti, non è canonica: non c'è una vicenda che ci viene sviscerata. E' il lore a farsi strada; la storia è raccontata attraverso l'ambiente di gioco, che trasmette sensazioni d'angoscia e tensione.

Extra:
Cosa sono i Creepypasta[www.lucullusgames.com]
Recensione di Outlast[www.lucullusgames.com]
Recensione di Outlast 2[www.lucullusgames.com]

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