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Posted: Mar 11, 2014 @ 3:12pm

Dalla mia recensione su The Shelter: http://theshelternetwork.com/evilquest/

Nonostante sia dai tempi di Dungeon Keeper che i videogiochi mi hanno concesso sovente la possibilità di calarmi nei pixel del villain della situazione, credo che ci sia qualcosa di estremamente affascinante nell’essere i “cattivi” della storia. Probabilmente psicologi o analisti sapranno dirvi di più in merito, ma siamo su The Shelter e io sono qui per parlavi di EvilQuest, titolo di Chaosoft Games uscito su Xbox Live e recentemente riproposto su Steam, che rappresenta la mia ultima scorribanda da malvagio videoludico.

L’incipit è di quelli semplici semplici: nell’eterna lotta tra il Bene e il Male, Dio sconfigge il signore della Malvagità Tasrael, distrugge la sua portentosa Ascia del Caos e con quattro sigilli separa la sua residenza – l’Astral Plane – dal mondo terreno. Diversi anni dopo Galvis, un emulo di Attila dalla pelata degna del miglior Mastro Lindo, decide di fare a pezzi il mondo e assoggettarlo ai suoi piedi. Il tradimento di un suo luogotenente, con conseguenti diversi anni di prigionia, sarà il pretesto narrativo che porterà il nostro glabro guerrafondaio a giurare morte e agonia per tutti gli abitanti del pianeta e per Dio stesso che l’ha creato. Come? Ma ricomponendo l’Ascia del Caos e rompendo i sigilli dell’Astral Plane, ovvio. Vi ricorda qualcosa? Ma un Zelda all’incontrario, ovvio.

Ed è tutto infatti molto ovvio in EvilQuest, ai limiti dello scialbo. Siamo di fronte a una sorta di Ys, ma dalla parte del cattivo, realizzato molto probabilmente con RPG Maker, che non è certamente il tool più potente del mondo, ma non per questo rende perdonabile un aspetto grafico davvero spoglio, con animazioni quasi nulle e stilisticamente povero e disomogeneo. Ciò che infastidisce di più al riguardo è la sensazione di riciclo perenne: le ambientazioni e i nemici del gioco si differenziano sostanzialmente solo per i colori, con una varietà rasente lo zero assoluto. Insomma: è tutto un palette swap che nemmeno i millemila ninja di Ultimate Mortal Kombat 3. Il sonoro alterna invece effetti basilari ad alcuni brani davvero niente male: su tutti è da segnalare quello dell’open world, che ti entra in testa e non ti abbandona più per le circa cinque ore che serviranno per giungere ai titoli di coda.

Ma i problemi di EvilQuest non si limitano all’aspetto tecnico: il gioco di Chaosoft pecca infatti di una parte ludica talmente naif che potrebbe quasi essere primitiva. Non ho nulla in contrario alle meccaniche retro, anzi: ma in un gioco che basa quasi tutto il suo essere sull’azione – vista la pressoché totale assenza di enigmi nei piattissimi dungeon proposti – non sono perdonabili problemi di collisione e nemici con pattern d’attacco inutili. Spesso capita, soprattutto contro i boss o mob capaci di utilizzare magie, di perdere energia anche quando ci si trova a svariati pixel di distanza; gli avversari dotati di soli attacchi melee invece fanno sì molto male, ma il più delle volte o camminano imberbi per fatti loro sulla mappa o non fanno altro che vagare come palline da flipper fin quando non impatteranno sulla faccia del cattivissimo Galvis. Se non fosse per la necessità di uccidere gente per guadagnare punti esperienza e salire di livello, potendo così aumentare le statistiche del nostro pelato avatar virtuale, si potrebbe tranquillamente giungere alla fine del gioco saltando e correndo in giro senza abbattere nessuno se non i boss di fine dungeon. Il sistema di combattimento, complici le collisioni di cui sopra, non invoglia allo scontro: il più delle volte la tattica migliore si rivela quella di muoversi in tondo per evitare i nemici, aspettare che la barra dei Magic Points sia piena e infine utilizzare una magia ad ampia area d’effetto, appiattendo così anche la bagarre più concitata.

Questi difetti minano di fatto un gioco che avrebbe nel suo concept tutte le carte in regola per essere genuinamente divertente; alcune boss battle ben realizzate e una vena demenziale e autoironica appena abbozzate non riescono a salvare un titolo fin troppo semplice, dalle modeste ambiziosi ma dall’altrettanto modesta realizzazione. Costa solo 2€, è vero, ma su Steam è possibile trovare di meglio. Sì, anche a quel prezzo. Speriamo che il già annunciato seguito sappia migliorare la formula attuale, che è degna al massimo di un bambino un po’ dispettoso, più che di un vero Signore del Male.
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