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Posted: Feb 25, 2014 @ 3:13am
Updated: Feb 25, 2014 @ 3:14am

Redshirt avrebbe potuto essere un ottimo gioco se non fosse affetto da alcuni difetti, primo fra tutti una ripetitività di fondo delle meccaniche su cui si basa il gioco: immaginate di passare tutti i giorni almeno sei o sette ore su Facebook postando stati di dubbia utilità e tempestando di like i vostri amici solo per tentare di aumentare il vostro ascendente nei loro confronti, ecco questo è in breve Redshirt. Come se non bastasse, le attività utili per lo scopo del gioco da far svolgere al nostro personaggio sono relativamente poche e quindi ogni giorno sulla stazione farete svolgere quelle stesse attività al vostro alter ego (e ai suoi amici).

Di buon livello invece l’ironia citazionistica di cui è impregnato il gioco intero: i riferimenti alla saga di Star Trek si sprecano e questo non può che aggiungere valore al titolo in questione. Non basta però per elevarlo dalla sufficienza e per controbilanciare alcuni aspetti negativi del gioco, come ad esempio i modelli dei personaggi che sembrano essere stati disegnati da un bambino dell’asilo o una difficoltà fin troppo bassa.

In conclusione, Redshirt è un esperimento riuscito a metà: l’idea di creare un social sim interamente incentrato su uno pseudo-Facebook è interessante, così come l’idea di ambientare il gioco su una stazione spaziale che scimmiotta Deep Space Nine; la realizzazione di contro è approssimativa e il gioco così com’è stato sviluppato rischia di annoiare molto presto gli aspiranti Benjamin Sisko.

Potete leggere la recensione completa qui:
http://checkpointcafe.wordpress.com/2014/02/23/the-weakly-hobbyt-139/
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